Lettera aperta ai Rettori italiani
La Rete 29 Aprile (R29A), Ricercatori per una Università Pubblica, Libera, Aperta, nata dall’Assemblea Nazionale dei Ricercatori tenutasi a Milano il 29 aprile 2010, prende atto del comunicato CRUI del 27 maggio nel quale esprimete all’unanimità apprezzamento per diversi punti del DDL 1905.
In qualità di Rettori siete stati eletti per rappresentare tutte le componenti dell’Università. Confidando sul vostro senso di responsabilità nei confronti di chi vi ha dato mandato di rappresentanza, la Rete ritiene di poter contribuire al dibattito inviandovi alcune osservazioni, frutto di un ampio confronto avviato in questi mesi dai Ricercatori Universitari strutturati e precari di tutti gli Atenei italiani.
I Ricercatori, infatti, a oggi sono i soggetti maggiormente penalizzati dal DDL: sia gli attuali RTI, sia i futuri ricercatori a causa delle prospettive che tale DDL implica per l’assetto del sistema Universitario Pubblico.
– È apprezzabile la richiesta di un piano straordinario che preveda il finanziamento della progressione di carriera di almeno 2.000 Ricercatori a Tempo Indeterminato (RTI)/anno per i quali sia stato comprovato (attraverso opportuna procedura di valutazione) il merito. Tuttavia la Rete ritiene che tale piano – la cui portata, già limitata, non dovrebbe essere in alcun modo negoziabile – vada inserito in una riforma democratica degli attuali ruoli di Ricercatore e Professore Associato e Ordinario in un ruolo unico della docenza universitaria, con diversi livelli retributivi al suo interno, prevedendo per gli attuali Ricercatori
l’ingresso a domanda e un’adeguata rivalutazione della retribuzione per gli oneri aggiuntivi rispetto a quanto oggi previsto. In tale Ruolo Unico occorre prevedere una progressione di carriera economica e giuridica, a scadenze fisse e prevedibili, fondata sulla positiva valutazione del lavoro svolto (ricerca, didattica, mansioni organizzative): una valutazione che coniughi merito e anzianità considerando anche il lavoro di ricerca pre-ruolo e post-doc.
– Il riferimento alla figura (già da tempo esistente) di Professore Aggregato, quale soluzione per il “pieno riconoscimento della funzione docente”, non è invece condivisibile: in quale modo la stessa situazione odierna potrebbe domani risolvere tutti i problemi? In una Università riformata, non ci sarebbe più ragione di sopperire alle carenze dovute alla farraginosità del sistema attuale con la generosità e il senso di responsabilità fino a oggi dimostrati dai Ricercatori: il meccanismo dovrebbe essere in grado di funzionare attraverso le docenze dei Professori del nuovo ruolo unico.
– Le chiamate dirette locali degli eventuali idonei costituiscono un ulteriore elemento di preoccupazione. Un’attenta valutazione a livello nazionale deve essere alla base del sistema di entrata nei diversi livelli del Ruolo, e si devono elaborare accorgimenti atti a evitare che la libertà di chiamata locale degli idonei possa sfociare nel nepotismo e magari nella discriminazione dei migliori. Si devono responsabilizzare i dipartimenti chiamanti, sottoponendoli a valutazione ex-post: inoltre, per consentire l’immissione di nuove energie, si può introdurre una quota di posti liberi, riservati a candidati che presentino un progetto di ricerca concordato con l’Ateneo che bandisce il posto per i quali i migliori abilitati possano optare. È quindi necessario, tra l’altro, un rigoroso e trasparente sistema di valutazione, condiviso e soprattutto stabile e duraturo (a differenza delle pur per certi versi apprezzabili esperienze di questi anni).
– La Rete ritiene che l’attribuzione di una parte preponderante del potere decisionale all’interno dell’Ateneo a un Consiglio di Amministrazione non eletto e quindi non rappresentativo di tutte le componenti del Sistema universitario, metta a repentaglio il principio irrinunciabile della libertà di ricerca e didattica, impedendo il formarsi di scelte e decisioni ampiamente condivise. A questo scopo è invece indispensabile dotarsi di un governo democratico, eletto da tutte le componenti universitarie che ne garantiscano l’adeguata rappresentanza, al quale spettino tutte le decisioni strategiche e d’indirizzo in materia di didattica e di ricerca. Sarebbe invece compito di un adeguato sistema di valutazione esterna all’Ateneo verificare i risultati delle decisioni assunte, garantendo l’inscindibilità dell’autonomia dalla responsabilità delle scelte.
– Riguardo ai percorsi pre-ruolo, il sistema previsto dal DdL peggiora ulteriormente la già drammatica situazione: decine di migliaia di studiosi e ricercatori con anni di contratti precari alle spalle, privi di uno sbocco professionale realistico, vedono ulteriormente prorogata di 6 anni la loro insostenibile condizione. La figura del Ricercatore a Tempo Determinato (RTD) si aggiunge, infatti, alle attuali forme di precariato, senza prospettare un (ormai indifferibile) massiccio piano di reclutamento, e la sua introduzione determina l’eliminazione di un’intera generazione di studiosi preziosi e preparati.
– Per il medesimo motivo riteniamo opportuno evidenziare che il RTD sarà utile a regime soltanto se sostituirà l’attuale proliferazione di forme contrattuali a tempo determinato, se il rinnovo per il secondo triennio si accompagnerà alla messa a bilancio di un posto a tempo indeterminato nel Ruolo Unico della docenza e se sarà quindi garantita dall’Ateneo l’immissione in ruolo automatica in caso di ottenimento dell’abilitazione nel Ruolo docente. Identico percorso, per un ovvio principio di equità, dovrebbe essere previsto per il RTI che consegua l’abilitazione al livello superiore.
– La Rete chiede ai Rettori di esprimersi con urgenza in merito alle eventuali sperequazioni che avrebbe l’applicazione della manovra Finanziaria sulle differenti tipologie di strutturati, che rendono ancor meno accettabili le già gravi conseguenze per i docenti universitari e per l’università, la scienza e la cultura nel loro complesso. Inoltre, li invita a prendere una reale posizione riformatrice affinché si liberino risorse finanziarie, da reinvestirsi integralmente nel turnover, attraverso l’equiparazione in materia di pensionamento degli attuali ricercatori con i professori, con la prospettiva di adeguare l’età pensionabile e l’anzianità contributiva dei docenti italiani alla media europea.
Contestualmente, auspica che si favoriscano attivazioni di contratti di ricerca e d’insegnamento post-pensionamento, per dare la possibilità agli atenei di continuare ad avvalersi del contributo di docenti e i ricercatori che ottengano una valutazione positiva nella verifica periodica delle proprie capacità scientifiche e didattiche.
In conclusione: i ricercatori della Rete 29 Aprile chiedono una legge organica che modernizzi realmente il sistema universitario italiano (Ruolo Unico, governo democratico, Tenure Track reale, armonizzazione entrate e uscite nel Ruolo Docente, età di pensionamento europea) e il finanziamento necessario a renderla operativa ed efficace, in linea con la fascia alta dei paesi OCSE.
Vi invitiamo a valutare seriamente la nostra mobilitazione e a riflettere sulla logica conseguenza della non risoluzione dei motivi della protesta alla quale i Rettori, in quanto maggiori esponenti degli atenei, dovrebbero aderire: la sospensione “per mancanza di risorse”, sia finanziarie sia umane, del prossimo Anno Accademico nelle università italiane.
La Rete 29 Aprile, anche considerata la diffusione della mobilitazione dei Ricercatori sul territorio nazionale, invita i Rettori, anche attraverso la CRUI, a riflettere sulla necessità di un incontro, per il quale fin da ora manifesta la propria disponibilità, sulla situazione contingente, sulle principali questioni riguardanti la riforma del sistema universitario e le prospettive di tutti i Ricercatori.