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Sciopero! Strike! Grève! Streik!

Le ricercatrici e i ricercatori della Rete 29 Aprile aderiscono allo sciopero generale del 6 maggio, mobilitazione che la Rete stessa aveva auspicato con l’appello del febbraio scorso.

Le ricercatrici e i ricercatori sono prima di ogni altra cosa dei lavoratori e, come tutto il mondo del lavoro, stanno subendo in questi anni continui e incalzanti attacchi ai propri diritti e alla propria dignità: un’offensiva che certo non si ferma davanti alle mura delle Università. Al contrario.

Con lo sciopero del 6 maggio, le ricercatrici e i ricercatori ribadiscono la propria ferma opposizione agli attacchi sferrati al mondo e ai lavoratori della conoscenza. Un attacco portato con le politiche finanziare del Ministro Tremonti, culminato e perfezionato con la legge per la riforma del sistema universitario del Ministro Gelmini, i cui dannosi e drammatici effetti, già a pochi mesi dalla sua approvazione, sono davanti agli occhi di tutti a confermare le più nefaste previsioni.

 Limitazione della libertà e dell’autonomia dell’insegnamento e della ricerca, istituzionalizzazione e allargamento del precariato, concentrazione del potere decisionale nelle mani di pochi senza ’introduzione di meccanismi di controllo e di responsabilizzazione del loro operato, ossessiva politica di tagli alle risorse, progressiva privatizzazione delle pubbliche Istituzioni: tutte dinamiche comuni all’attacco che sta subendo l’intero mondo del lavoro.

Le ricercatrici e i ricercatori aderiscono allo sciopero e alle manifestazioni che si terranno in tutta Italia non per una difesa corporativa di inesistenti privilegi, ma per ribadire il proprio no all’imposizione di un modello insostenibile, inaccettabile e autoritario alla società tutta e all’Università pubblica come sua parte centrale e nevralgica.

L’attacco all’Università nel suo insieme, come comunità composta da professori, ricercatori, personale tecnico amministrativo, ricercatori precari, dottorandi, assegnisti e studenti impone una risposta e un’adesione altrettanto unitaria, anche al fine di sensibilizzare e invitare alla mobilitazione gli studenti stessi, che sono le principali vittime di una riforma che snatura e impoverisce l’Università e, come l’intera giovane generazione, il soggetto più esposto e indifeso di fronte a questa violenta aggressione al mondo del lavoro.

Il 6 maggio svuotiamo le università, lasciamo deserte aule e laboratori e riempiamo le piazze per ribadire il nostro no allo smantellamento dell’intero sistema educativo pubblico.

Rete29Aprile