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La calata dei vincitori di concorsi per ricercatore di ruolo banditi nel 2008 rischia di diventare la prossima patata bollente per un Ministero dell’Università dominato dall’approssimazione.

I fatti: nel corso del 2008 sono stati banditi numerosi concorsi per ricercatore universitario di ruolo, fatti soprattutto per mostrare l’intenzione di immettere nell’università energie nuove e giovani.

Nel frattempo però lo svolgimento dei concorsi viene sospeso dal Ministero, in attesa della pubblicazione delle nuove norme per la formazione delle commissioni giudicatrici. Il blocco delle procedure perdura dal 2008 fino al maggio 2010, quando finalmente i concorsi si possono svolgere, selezionando i rispettivi vincitori. Intanto i tagli del Fondo di Finanziamento Ordinario delle Università (FFO), decisi nel giugno 2008 e applicati a partire dal 2009, fanno superare in molti atenei la fatidica soglia del 90% tra la spesa per il pagamento degli stipendi e FFO. Non è un problema da poco: l’ateneo che spende per il pagamento degli stipendi più del 90% del FFO non può assumere nuovo personale fino che il rapporto non torna “virtuoso” (magari tagliando tutto il tagliabile, compresi fondi di ricerca). I vincitori dei concorsi restano quindi al palo. Sono ricercatori senza presa di servizio (SPS). Hanno vinto un concorso ma non vengono assunti né sanno quando potranno esserlo.

La beffa in tutta questa storia, che gronda pressapochismo e rappresenta un danno enorme per chi si stava svincolando a fatica dal precariato, è che in molti atenei il rapporto tra FFO e stipendi era sotto il 90%, considerato quindi “virtuoso”, al momento del bando dei concorsi, ed è diventato superiore al 90%, quindi non virtuoso, per un perverso effetto combinato: i tagli al FFO operati dal Ministero nel corso del 2009 e 2010 si sono sommati all’eliminazione della partecipazione del SSN al pagamento delle retribuzioni dei docenti universitari che svolgono attività assistenziale ospedaliera (norma decisa nel corso del 2010).

In questa tenaglia perversa si ritrovano adesso diverse centinaia di giovani ricercatori neo-vincitori ma non neo-assunti. La Rete 29 Aprile sta cercando di censire queste situazioni (dato che nessuno, né il ministero né la Crui lo fa o ha ritenuto di informare il pubblico). I primi numeri sono preoccupanti: una stima è difficile ma una buona parte dei circa 1300 ricercatori dichiarati vincitori di concorsi del 2008 (dati Miur) sono senza presa di servizio, parcheggiati nel nulla, confinati in un limbo dettato dalle esigenze di bilancio di università impoverite e strangolate dallo stesso governo che si riempie la bocca con la retorica del “largo ai giovani”. Storie simili si stanno rincorrendo negli Atenei italiani anche per chi è già in servizio: storie di mancati riconoscimenti retributivi dovuti perché, nel dubbio, si preferisce non applicare una normativa confusa; storie di giovani la cui professionalità non viene riconosciuta nel disinteresse generale.

I giovani ricercatori fantasma rappresentano un patrimonio in termini di conoscenza, innovazione, formazione per il nostro Paese, patrimonio che viene messo in freezer. Una vergogna nazionale che si consuma mentre continua a echeggiare la retorica del Ministro Gelmini sui giovani ricercatori che devono essere assunti per svecchiare un’università gerontocratica e baronale. Tutto questo mentre il senatore Ichino propone di colmare i tagli imposti dal duo Gelmini-Tremonti aumentando le tasse universitarie e introducendo un sistema di prestiti d’onore per i meno abbienti, da restituire quando e se si avrà un reddito.

Chiediamo a questi preclari spiriti riformatori se, a loro giudizio, la restituzione varrebbe anche per chi è vincitore di un concorso ma non viene assunto. Intanto di sicuro ci sono solo le parole al vento dei vecchi e, per i giovani, le vane promesse e le tasche vuote.

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