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Il 13 giugno 2011 il Segretario generale della UIL, Luigi Angeletti, in una sua dichiarazione, individua i dipendenti pubblici non contrattualizzati tra le persone alle quali portar via ulteriori soldi dato che avrebbero stipendi altissimi. Tra questi, docenti e ricercatori universitari di ruolo.

Luigi Angeletti sembra tuttavia tralasciare (forse perché non li conosce) alcuni dati importanti. Innanzitutto, è completamente falso che gli stipendi di ricercatori e docenti siamo aumentati del 40% negli ultimi anni: i cedolini degli stipendi sono a disposizione per dimostrarlo. È invece verissimo che la retribuzione media di ricercatori e docenti universitari è ridicolmente bassa rispetto a quelle europee. Nonostante ciò, dopo la finanziaria del 2008 che dilazionava di un anno gli scatti stipendiali, con la legge finanziaria 2010 ricercatori e professori universitari hanno subito, tramite il blocco delle progressioni stipendiali e nel silenzio generale – Angeletti compreso – un pesantissimo e permanente taglio sui propri stipendi. Per un giovane ricercatore la perdita supera i 200mila euro nell’arco della vita (stima de «IlSole24Ore»): l’equivalente del mutuo per l’acquisto di una casa, contratto ope legis a favore di Tremonti (il quale però, come è noto, non mette le mani nelle tasche dei contribuenti: l’esperienza dimostra che agisce direttamente sui cedolini stipendiali).

In secondo luogo, il Segretario Angeletti, anziché valorizzare il settore pubblico e contribuire ad una sua migliore organizzazione, anziché proporre una strategia fiscale più accorta che sveli il mistero buffo dei soliti ignoti (l’Italia è ormai tristemente famosa per avere una tassazione squilibrata e un’altissima evasione con una stima di 300 miliardi di euro annui), ritiene opportuno suggerire di drenare soldi sempre dai dipendenti pubblici. Questa strategia è imbarazzante, perché da un lato crea una divisione inopportuna e ingiustificata tra dipendenti pubblici contrattualizzati e non, e dall’altro scarica le conseguenze della crisi sulle spalle di coloro che ne sono già vittime, senza esserne in alcun modo responsabili.

Dimentica, il segretario Angeletti, che il governo attuale ha appena buttato nel cestino alcune centinaia di milioni di euro per separare i referendum dalle elezioni amministrative e che ne ha fatti sprecare altri per la ristampa delle schede in seguito al tentativo, fallito, di impedire il referendum sul nucleare. Dimentica, il segretario Angeletti, che in Italia un albergo che abbia una cappellina diventa un luogo di culto che non paga l’ICI e che la tassazione sulle rendite finanziarie è la più bassa di tutti i paesi avanzati. Per completare questo quadro, ci sono voci insistenti su una possibile decurtazione delle tredicesime (che non sono soldi in più ma solo soldi dovuti che vengono trattenuti durante l’anno e dati a dicembre) dei dipendenti pubblici. Non si capisce quindi a chi giovi creare inutili e perniciose spaccature tra i dipendenti pubblici costantemente sotto attacco da parte di vari ministri, a partire da quello della funzione pubblica che non perde occasione per definirli fannulloni.

Se si vuole realmente rilanciare il nostro paese serve mettere in atto una strategia di investimenti in settori essenziali quali formazione e ricerca, da finanziare tramite una razionalizzazione fiscale in senso progressivo (far pagare di più a chi ha di più e di meno a chi ha di meno) e una seria lotta all’evasione, che non passi per un riciclaggio di Stato a buon mercato offerto su di un piatto d’argento a chi ha evaso il fisco e portato all’estero capitali di dubbia provenienza (cosa altro è se non riciclaggio a buon mercato – e a danno dello Stato – far pagare il 5% contro il 43% dovuto?). Serve rimettere l’interesse pubblico e i beni comuni (tra cui la ricerca e la formazione) al centro della società. Siamo stanchi di essere sempre più tacciati come scansafatiche e mangiapane a tradimento per colpa di chi ne approfitta per fini personali o interessi particolari. A chi gestisce e organizza il pubblico impiego – dalla politica ai sindacati – spetta la responsabilità di garantire tanto i doveri quanto i diritti (e innanzi tutto la dignità) dei lavoratori che forniscono e assicurano i servizi pubblici essenziali, da quelli amministrativi a quelli della formazione e della giustizia nell’interesse del Paese, di tutti e di ciascuno.

Speriamo davvero che la si finisca, con volontà evidentemente suicida, di utilizzare i casi di mala organizzazione – di cui si è magari corresponsabili – per colpire ed infamare milioni di persone che lavorano esclusivamente per l’interesse pubblico e che hanno a cuore l’etica pubblica. Un vento si sta levando forte, ed è il vento dei beni comuni garantiti dal pubblico e dalla partecipazione dei cittadini, non dei giochi di questo o quel partito o questo o quel sindacato.

 

R29A- Ricercatori per un’Università Pubblica, Libera e Aperta

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