Salerno, 25 luglio 2011

Magnifico Rettore,

Illustrissimi Sig.ri Presidi e membri del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione,

a nome dei ricercatori dell’Università di Salerno scriviamo per esprimere la nostra ferma contrarietà ai contenuti della bozza di regolamento in discussione il prossimo Senato Accademico del 26 luglio. Tale bozza è infatti in palese contrasto con quanto assicurato dai Presidi di Lettere e di Lingue ai ricercatori delle rispettive facoltà a seguito dell’incontro tenutosi alcune settimane fa con il Rettore per discutere la questione della retribuzione dell’attività didattica dei ricercatori. Dalla bozza del documento leggiamo infatti che dovrebbe essere confermato l’obbligo per i ricercatori di 60 ore di didattica frontale. Benché non riferibili alla didattica curricolare (quindi senza cfu), ma solo a quella integrativa da conteggiare nell’ambito delle 350 ore richieste dalla legge vigente, dobbiamo precisare che la didattica frontale, di qualunque natura essa sia, non rientra nei compiti del ricercatore e che essa, se eventualmente prevista dai regolamenti, deve essere facoltativa (nel caso previsto dalla bozza quindi entro le 60 ore). Tali ore non obbligatorie dovrebbero, tra l’altro, essere l’esito di un percorso condiviso tra ricercatori e aree didattiche e/o facoltà finalizzato alla costruzione di offerte formative di qualità, e non semplici imposizioni dovute da un regolamento che, evidentemente, non punta allo sviluppo e alla qualità dei corsi, ma solo a far quadrare i conti. L’obbligatorietà di tale attività, oltre ad essere non conforme alla legge, e quindi non più accettabile dai ricercatori, rischia di essere spesso inutile, proprio perché non concordata e non programmata. Ci preme ancora segnalare come il regolamento non rispetti la delibera CUN del 9 giugno scorso in cui si legge che “lo svolgimento di moduli o corsi curriculari non può rientrare tra i compiti didattici integrativi (art.6, comma 1, 2, 4, 7 e 14, L. 240/10)”. La delibera CUN non fa altro che chiarire quanto a tutti è già palese, vale a dire che le due attività non sono in alcun modo assimilabili per impegno e responsabilità (titolarità dei corsi con conseguenti esami di profitto da dover necessariamente assicurare).

Relativamente al pagamento delle ore, come già detto e verbalizzato nell’ultimo Consiglio di Facoltà di Lettere, i ricercatori manifestano la loro contrarietà al ‘calcolo’ proposto dal Rettore Marrelli della Federico II cui dovremmo attenerci senza averne discusso, così come sarebbe stato auspicabile, in un’apposita commissione composta anche dai ricercatori. D’altra parte il calcolo suggerito dal Coordinamento dei Ricercatori della Campania, basato sulle tabelle del Prof. Pagliarini del Comitato Nazionale Universitario (http://alpaglia.xoom.it/alberto_pagliarini/TAB2010Aumento3e09percento.htm), indica una forchetta di retribuzione che va da un minimo di 49 euro ad un massimo di 219 euro con un valore medio compreso tra 71 e 88 euro, cifra condivisibile in un’ottica di una corretta contrattazione. Non è forse un caso che il Senato Accademico e il Consiglio di Amministrazione dell’Università di Urbino hanno deliberato per il prossimo anno una retribuzione di 65 euro netti (SA e CdA dell’Università della Basilicata hanno invece deliberato un pagamento di 65 euro lordi), ben lontana dai 25 euro lordi proposti dalla bozza di regolamento dell’Ateneo di Salerno che, inspiegabilmente, non include l’IIS e l’assegno aggiuntivo. Come già ribadito dai ricercatori di Lettere di Unisa, il compenso indicato nella bozza può essere accettato per il 2011/2012 solo in via transitoria e, dunque, non va incluso nel regolamento che per quest’anno deve soltanto limitarsi a sancire i principi della retribuzione aggiuntiva nel rispetto della delibera del CUN.

Pertanto, i ricercatori chiedono la costituzione di una commissione che affronti il problema della retribuzione e dei compiti didattici di tutti i docenti e che la retribuzione della didattica non sia imputabile sui capitoli di bilancio delle facoltà (e, in futuro, dei dipartimenti), ma che piuttosto si crei una specifica voce di bilancio di Ateneo, appositamente finanziata, da definire sulla base delle reali necessità delle aree didattiche che devono garantire la massima qualità dei corsi. La retribuzione dovrà essere corrisposta direttamente sullo stipendio quale indennità di insegnamento.

In assenza di un ripensamento generale sulla questione della retribuzione e dei compiti didattici dei docenti, i ricercatori riconsidereranno la possibilità di rinunciare ai corsi e saranno pronti ad impugnare legalmente quanto eventualmente deliberato dal Senato Accademico e dal Consiglio di Amministrazione nelle sedi più opportune.

Certi di poter aprire una serena discussione su aspetti delicati per il futuro stesso dell’Ateneo porgiamo distinti saluti

I Ricercatori del Coordinamento di Ateneo

Rete29Aprile