Le ultime esternazioni della ministra Carrozza (in particolare l’intervista rilasciata a Radio 24 e riportata dai giornali l’8 novembre) lasciano di stucco. In quella intervista la ministra affrontava a muso duro i ‘baroni’, spingendosi fino a invitarli, qualora «fossero generosi e onesti», a rinunciare alla possibilità di andare in pensione dopo i settant’anni. 

Un annuncio che all’opinione pubblica potrebbe apparire come l’inizio di una svolta epocale, ma che in noi della Rete29Aprile ha invece ingenerato una profonda inquietudine e indignazione. L’inquietudine nasce dalla preoccupazione che al Ministro dell’Istruzione sfuggano le pieghe e le sottigliezze della normativa vigente. Oggi l’età pensionabile è fissata a 70 anni per tutti i professori ordinari e a 65 anni per i ricercatori. Esiste peraltro una teorica possibilità di chiedere il trattenimento in servizio per un biennio, concessione fatta a discrezione degli organi di governo dei singoli atenei (Rettore, Senato accademico e Consiglio di amministrazione). Tuttavia, attualmente è una concessione abbastanza improbabile, perché sarebbe eccessivamente onerosa per i magri bilanci degli atenei.

L’indignazione invece nasce da altri motivi.

  • Perché l’Università Italiana non si merita un altro Ministro che usa la demagogia e la retorica come armi politiche. Siamo contro il pensionamento a 72 anni, ma la Ministra non dovrebbe usare casi particolari per screditare i docenti universitari davanti all’opinione pubblica. Vorremmo invece che l’età pensionabile fosse resa uguale per tutti i docenti e non soggetta alla discrezionalità dei Rettori, rafforzandone così il potere
  • Perché mentre si continuano a ridurre i finanziamenti all’università e si aumentano quelli alle scuole private, il Ministro ricorre[c] a richiami morali e al senso di responsabilità altrui, quando invece dovrebbe agire in modo incisivo attraverso atti di governo
  • Perché la demagogia copre i gravi problemi della carenza di docenza. Infatti, se oggi va in pensione un docente settantenne rimangono solo briciole per bandire nuovi posti a causa del blocco del turn-over, mentre si continua a fare affidamento sui ricercatori e su migliaia e migliaia di precari per la copertura degli insegnamenti. Perché mentre si fanno annunci ad effetto sullo sblocco del turn-over questo governo continua a limitarlo, come avvenuto con il decreto di assegnazione dei punti organico agli atenei secondo regole arbitrarie e sperequative.
  • Perché mentre si invitano i professori ordinari ad andare in pensione, a questi stessi si riserva il potere decisionale nelle commissioni di concorso. Un potere concesso da quella Legge Gelmini che il Partito della Ministra Carrozza in campagna elettorale si era impegnato a modificare, per bocca del suo segretario Pierluigi Bersani, salvo dimenticarselo una volta andato al Governo. 
  • Perché si dimentica che, con i nuovi meccanismi previsti per il sistema pensionistico, la maggior parte dei docenti, a causa della tarda età dalla quale si esce dal precariato, riceveranno una pensione misera. Quando sentiamo parlare di nuove regole per le pensioni, sempre con scarso rispetto per i diritti e con debole attacco ai privilegi, temiamo il peggio. 
  • Perché fa comodo tacere che, a causa della cancellazione degli scatti stipendiali e dell’anzianità di servizio in caso di progressione di carriera, gli stipendi attuali dei professori settantenni per tutti gli altri saranno solo un miraggio.

 

Dal 2010 a oggi, in anni di drammatici e convulsi cambiamenti per l’università, abbiamo visto passare tre diversi Ministri dell’Istruzione, ma nessun segnale di discontinuità riduce la nostra preoccupazione per l’università pubblica che vediamo sprofondare in un baratro sempre più profondo.

Per tutte queste ragioni Rete29Aprile rifiuta l’ennesima polemica vecchi contro giovani: è solo un ulteriore e odioso tassello della lotta di tutti contro tutti che si è voluto scatenare nell’Università italiana. Siamo preoccupati per la logica del divide et impera, ma non siamo rassegnati nella difesa e nel rilancio dell’Università pubblica, libera e aperta.
Pertanto Rete29Aprile invita tutti a partecipare alla settimana di mobilitazione in difesa dell’Università: Tutti contro tutti o tutti insieme per salvare e rilanciare l’Università? 18-23 novembre 2013

Scarica il comunicato in versione PDF