Gentile Presidente Resta,
abbiamo letto con attento stupore la sua accorata lettera al  Presidente del Consiglio Draghi perché non si dimetta. Si potrebbero fare molte valutazioni sul metodo e sul merito della sua  “missiva”. Ci limitiamo ad una sola, quella che più colpisce e ferisce.

Lei parla a nome “delle tante ragazze e dei tanti ragazzi che, dalle aule universitarie, vivono questa ennesima vicenda con rassegnazione”. A che titolo lo fa? Con che idea di democrazia, di rappresentanza, di  rispetto delle opinioni delle cittadine e dei cittadini. E soprattutto, che idea di cultura civile pensa di propugnare dicendosi (o  dicendoci?…) censore dei “venti della politica” (forse non coglie il qualunquismo culturale di questa affermazione)?

Purtroppo il suo intervento testimonia come alcune delle attuali istituzioni del mondo universitario, CRUI in testa ahinoi, siano incapaci di “mettere in sicurezza il bene comune della conoscenza”. “Responsabilità, coerenza, fatica e onestà” avrebbero imposto al presidente di un organismo di Rettori, non rappresentativo dell’Università in quanto tale, di astenersi da ventriloquismi di dubbia efficacia, e di mostrare maggiore continenza e senso del limite. Doti che – certamente in questo passaggio – Le sono mancate.

Cordialmente
Rete29aprile