UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI SALERNO

MOZIONE SENATO ACCADEMICO SU DDL GELMINI

(giugno 2010)

Il Senato Accademico, alla luce delle manifestazioni in atto nelle Università italiane per protestare contro il DDL Gelmini in discussione alla VII Commissione permanente del Senato della Repubblica, nel prendere atto dei documenti che sono stati prodotti dalla CRUI, dalle Conferenze dei Presidi e dalle Facoltà dell’Ateneo, esprime una sentita solidarietà ai ricercatori per le loro giuste rivendicazioni e sottolinea, inoltre, che:

–         L’autonomia degli Atenei è un fattore determinante nello sviluppo dell’attività di ricerca e didattica che caratterizza una moderna società della conoscenza.

–         La riforma proposta dal DDL manca di una visione strategica non essendo accompagnata da adeguati finanziamenti pluriennali che recuperino le inadeguatezze di un sistema per troppi anni lasciato con un obsoleto stato giuridico dei docenti, una insufficiente pianificazione della progressione nei ruoli e una carente programmazione degli accessi.

–         I cambiamenti necessari per modernizzare e rendere efficiente il sistema non possono prescindere da una valutazione delle attività didattiche e scientifiche condivisa e corretta, che tenga conto, cioè, delle differenti realtà sociali e di contesto che connotano le diverse aree del paese.

–         Le somme da mettere a disposizione come premialità devono essere aggiuntive rispetto al Fondo di finanziamento ordinario, dal momento che il finanziamento del 2009 non è neppure sufficiente a coprire il pagamento del personale docente e tecnico-amministrativo e ridurlo ulteriormente significherà chiudere le Università pubbliche.

–         Tutte le macchinose disposizioni del DDL Gelmini concernenti il reclutamento sono vanificate dalla scarsità delle risorse e dai tagli del Fondo di Finanziamento ordinario e non rispondono quindi alle legittime aspettative di progressione di carriera. Da questo punto di vista, è opportuno precisare che il previsto (!) pensionamento di numerosi docenti (circa 8000 entro il 2013) non crea posti di professore disponibili per le progressioni di ruolo dei ricercatori, perché le stipendialità dei docenti che andranno in pensione rientrano in realtà nei tagli effettuati e i pensionamenti non si distribuiscono in maniera uniforme nelle diverse Università.

–         L’istituzione, poi, della figura del ricercatore a tempo determinato, di cui è prevista la stabilizzaione attraverso una tenure-track indicata genericamente come “possibilità” e perciò aperta all’arbitrio, va a rinfoltire il nutrito gruppo di figure precarie già presenti nel sistema.

–         La presenza dei nuovi ricercatori a tempo determinato creerà inevitabilmente una situazione conflittuale con gli attuali ricercatori a tempo indeterminato. Le procedure previste dal DDL Gelmini per la copertura di posti di professore di II fascia sono del tutto inadeguate a garantire gli avanzamenti di carriera degli attuali ricercatori a tempo indeterminato.

–         Il DDL Gelmini non definisce lo stato giuridico dei ricercatori a tempo indeterminato (DPR 382/80).

 

L’impegno del Senato Accademico sarà quello di seguire attenzione l’avanzamento del DDL Gelmini per proporre all’intera comunità universitaria ogni iniziativa capace di mettere in atto azioni forti e determinate che possano difendere tutte le legittime esigenze che si esprimono all’interno dell’Ateneo e che comunque non danneggino gli studenti e le loro famiglie.